Nel sito googleartproject.com si aprono le porte dei primi 17 musei che hanno collaborato con la società di Mountain View. C’è la Tate Modern di Londra, dove il progetto è stato presentato alla stampa, e il Moma di New York, l’Hermitage di San Pietroburgo e il Rijksmuseum di Amsterdam. E ci sono gli Uffizi di Firenze: «Gli Uffizi sono il museo più vecchio del mondo - ha spiegato la direttrice Cristina Acidini - ora il nostro Museo può essere visto dovunque, a ogni ora». E non sarà il solo museo italiano a venire proiettato nell’universo digitale: Google continuerà ad ampliare il sito dedicato ai musei e includerà anche il Museo Capodimonte a Napoli, la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini, la Galleria Borghese di Roma e la Pinacoteca di Brera di Milano.
Allo stato attuale, Google ha applicato agli interni dei musei la stessa tecnologia già sperimentata per la Street View. Si può cioè entrare dentro le stanze dei musei, e guidando i propri spostamenti con il mouse del computer ci si può avvicinare ai quadri, guardarli da vicino, godendo dell’alta risoluzione che li rende limpidi come mai era accaduto prima. In totale i quadri presenti in queste gallerie virtuali sono oltre mille, in 385 stanze, e 17 sono riprodotti al livello di “gigapixel”, cioè ad altissima risoluzione e un livello di chiarezza superiore a quello della migliore macchina fotografica digitale oggi esistente. Agli Uffizi, l’onore dell’altissima definizione è andata alla “Nascita di Venere” di Botticelli.
La missione dei “Musei in Casa”, viene dopo altre iniziative di digitalizzazione, o di “democratizzazione” come talvolta i “creativi” di Google amano descrivere queste iniziative.
Google ha già digitalizzato 15 milioni di libri, e il direttore del progetto, Santiago de la Mora, sostiene che nel pubblico c’è un’altissima richiesta di cultura digitalizzata: «Almeno l’80 per cento dei libri viene consultato regolarmente» spiega de la Mora.
I direttori dei grandi Musei pensano che diffondere i loro capolavori in modo facilmente accessibile e allo stesso tempo limpido e solleticante, servirà a spingere la gente del mondo a voler andare di persona a vedere quello che hanno guardato e assaporato virtualmente, sullo schermo di un computer. D’altro canto, c’è chi si chiede se Van Gogh o Botticelli abbiano mai sospettato che un giorno le loro opere sarebbero state guardate con tale precisione di particolari, che un singolo capello nella capigliatura della Venere potrebbe diventare oggetto di studio ossessivo.
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