giovedì 10 marzo 2011

CULTURA: MUTI, IL MIO NABUCCO NEL SEGNO DELL'UNITA' D'ITALIA

''Siamo un popolo unito non soltanto dalla lingua, ma da 150 anni di esperienza nazionale e abbiamo bisogno di rivivere l'attestazione di quest'avvenimento per ricordarcene''. Riccardo Muti in un'intervista a ''Left'' domani in edicola parla del Nabucco, il capolavoro di Giuseppe Verdi inserito nel programma delle celebrazioni del 150* anniversario dell'Unita' d'Italia, che il maestro dirigera' dal 12 al 24 marzo all'Opera di Roma. Il 17 marzo assistera' alla rappresentazione anche il presidente della Repubblica.

''La presenza di Napolitano sottolinea l'importanza di questa proposta artistica che diventa anche una proposta di riferimento storico'', spiega Muti. Il Nabucco ruota attorno ai temi della patria oppressa e della riscossa nazionale ed e' diventato il simbolo del nostro Risorgimento. ''Verdi e' considerato uno degli artefici dell'unita' nazionale attraverso la sua musica - afferma il maestro - e questo Nabucco, in occasione dei 150 anni, acquista un valore, un significato molto profondo. Dal punto di vista dell'unione politica e della nazione unica siamo un Paese piuttosto giovane, rispetto a popoli come quello francese o inglese.

Certamente la nostra storia e' quella di un Paese che e' stato unito dalla lingua e porta le origini di un impero, quello romano. Pero', dopo, la sua storia e' stata attraversata da invasioni di tante genti e pur rimanendo un popolo unificato dalla lingua, certamente gli italiani del nord del centro e del sud d'Italia hanno avuto esperienze molto diverse''.

Riccardo Muti che ha diretto il Nabucco piu' volte nella vita, la prima nel 1977 con la regia di Luca Ronconi, e' convinto che ''la musica ha un potere straordinario di unione tra popoli di lingue diverse, di razze diverse, di religioni diverse. Molte volte attraverso la musica si scavalcano barriere difficilmente superabili con la diplomazia e la politica. Sara' sicuramente un'edizione piu' meditata - conclude - ma certamente il taglio di partenza sara' esattamente quello degli anni '70 perche' gia' allora avevo una visione di Verdi che nel corso della mia vita artistica si e' arricchita ma non si e' contraddetta''.

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