Bruxelles, 6 mag. (TMNews) - Sulle concessioni novantennali per le spiagge, previste dal Dl sviluppo varato ieri dal governo, la Commissione europea, con la sua presa di posizione odierna, sembra determinata a ingaggiare una battaglia senza concessioni contro l'Italia.
La durata dell'autorizzazione nel Dl significa che i beni demaniali dati in concessione resterebbero al riparo dalla concorrenza - ovvero dalla possibile attribuzione ad altri prestatori di servizi - per più di tre generazioni. E questo mentre l'Esecutivo Ue aveva già censurato la normativa finora in vigore, per il fatto che permette un rinnovo praticamente automatico delle attuali concessioni valide sei anni, raddoppiando così a 12 anni il periodo di sfruttamento esclusivo delle spiagge. Se a Bruxelles sembrano eccessivi 12 anni, figuramoci 90 anni, equivalenti a un rinnovo automatico ripetuto 15 volte delle attuali concessioni, fanno capire fonti comunitarie. La Commissione comunque, deve attendere la notifica ufficiale del governo prima di pronunciarsi con certezza sulla compatibilità del decreto con la normativa Ue.
A parte questa cautela, a Bruxelles è chiaro che le concessioni novantennali cozzerebbero innanzitutto con il diritto comunitario primario, e in particolare con l'art. 49 del Trattato sul funzionamento dell'Unione, che prevede la libertà di stabilimento per le imprese comunitarie in tutto il mercato interno. Nella legislazione derivata da quest'articolo, ad essere violato sarebbe più precisamente l'art.12 della 'direttiva servizi' (2006/123/Ce), famosa come 'direttiva Bolkestein' (dal nome del commissario che l'ha proposta). Sulla durata delle concessioni, sebbene non sia indicata una scadenza precisa indicata, l'art.12, par.2 è piuttosto chiaro: "L'autorizzazione - si legge - è rilasciata per una durata limitata adeguata e non può prevedere la procedura di rinnovo automatico né accordare altri vantaggi al prestatore uscente o a persone che con tale prestatore abbiano particolari legami".
La stessa portavoce del commissario al Mercato interno, Michel Barnier, in un'intervista del febbraio scorso aveva spiegato: "L'autorizzazione non dovrebbe avere una durata eccessiva, ma dovrebbe permettere periodicamente la rimessa in concorrenza (del bene demaniale in concessione, ndr) dando l'opportunità di accesso ad altri operatori... In particolare - continuava la portavoce, Chantal Hugues - l'autorizzazione concessa non dovrebbe avere una durata che vada al di là di quel che è necessario per garantire l'ammortamento degli investimenti effettuati".
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