Il day after è il giorno dei sentimenti. L’entourage di Paolo Fiorentino, vicedirettore generale di UniCredit, fa sapere che «con DiBenedetto si è stabilita un’intesa, è nato un feeling, vanno d’amore e d’accordo verso la firma» . Scene da un matrimonio. L’obiettivo è finire nella foto ricordo. Boston, 15 aprile 2011, noi c’eravamo. Testimoni di un momento storico, la nascita della Roma a stelle e strisce (con partecipazione italiana). Le nozze con UniCredit saranno celebrate nel New England, scelta dettata da una necessità— riunire i soci di DiBenedetto in un’altra città o costringerli a venire a Roma sarebbe stato complicato — e da un desiderio — la banca vuole conoscere gli altri soci, di cui ha già testato serietà e liquidità. Lo scatto immortalerà tutto il gruppo: Paolo Fiorentino, Piergiorgio Peluso, DiBenedetto, Michael Ruane, Richard D’Amore, James Pallotta e gli stuoli di avvocati.
Filosofia Con Pallotta, coproprietario dei Boston Celtics di basket, la banca ha già stabilito un contatto. Martedì sera Fiorentino ci ha parlato al telefono, scoprendo tra l’altro che ha genitori di origini romane. La due giorni di trattative è servita a trovare l’accordo e ad avvicinare, anche filosoficamente, le due parti. Concordi su tutto, a partire dallo spirito dell’operazione: Dopo due giorni di trattative, feeling tra banca e americani. Tutti d’accordo sull’esigenza di rafforzare la squadra vincere sarà il modo migliore per aumentare i ricavi e rientrare dagli investimenti, obiettivo di entrambi. E per vincere (o almeno provarci) dovrà essere alzata la competitività della squadra (e del management che la gestirà). Per questo — anche alla luce del passivo del club, circa 40 milioni, e del rischio che la squadra non partecipi alla prossima Champions — DiBenedetto e Fiorentino hanno concordato di spostare parte del denaro dell’operazione sul rafforzamento della squadra. Al quale si sta già lavorando. Gli altri «capitoli» del progetto — marchio, merchandising, new media— faranno il resto, ma ci vorrà più tempo. Lo stadio di proprietà probabilmente coinvolgerà anche quell’ «imprenditore italiano strategico» cui UniCredit potrà cedere fino al 35%della sua quota. La rosa dei nomi è ancora ampia, i sospetti cadono sui fratelli Toti e Francesco Angelini.
Futuro Le prossime due settimane serviranno a DiBenedetto a riscrivere i contratti e a sottoporli alla visione dei tre soci. UniCredit otterrà le ulteriori garanzie richieste e il deposito bancario, a quel punto la firma a Boston sarà soltanto una formalità. Dopo, si avvierà la costituzione di una Newco italiana, con la banca al 40%e al 60%la DiBenedetto As Roma Llc, società con sede nel Delaware, stato americano in cui la tassazione è più conveniente. «Un ottimo paradiso fiscale, beati gli americani che ce l’hanno— ha spiegato ieri il noto fiscalista Victor Uckmar, ex presidente Covisoc, a chi aveva storto il naso —. Gran parte delle corporate Usa hanno sede lì, nulla a che vedere con le Cayman o il Cantone di Zug in Svizzera che invece sono nella black list» .
Consenso Tra una visita e l’altra— prima un saluto al cardinale Law a Santa Maria Maggiore, poi un invito dall’ambasciatore David Thorne (che ha vissuto a Boston e conosce bene i protagonisti di questa operazione) a Villa Taverna, dove è rimasto un’ora e mezza — il day after di Thomas DiBenedetto, è stato pure il giorno del consenso. Si è schierato senza se e senza ma anche il sindaco Alemanno, con cui oggi potrebbe sentirsi al telefono. «Tutte le preoccupazioni sono fugate, nessun rischio di sradicamento del club. La cordata statunitense renderà più internazionale la Roma, aspettiamo solo la firma, sarebbe bello festeggiarla entro il 21 aprile, il giorno del Natale di Roma» . Sarà accontentato.
Nessun commento:
Posta un commento